Calcio: morto Mino Raiola. Era il “re” dei procuratori. Partì da un ristorante

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MILANO – E’ morto a 54 anni Mino Raiola, il "re" dei procuratori del calcio. Era malato da tempo. Era il più potente, il più bravo, il più discusso, il più temuto dai club e il più amato dai suoi assistiti, tra i procuratori di calcio. Tra i suoi assistiti fuoriclasse del calibro di Pavel Nedved, Zlatan Ibrahimovi, Paul Pogba, Matthijs De Ligt e Gigio Donnarumma. La prossima estate l’avrebbe vissuta ancora una volta da protagonista assoluto, ma toccherà ai suoi collaboratori portare avanti le trattative. Mino Raiola non ce l’ha fatta: a 54 anni il re del calciomercato non è riuscito a vincere la sua battaglia più difficile. Lo dico francamente: sono convinto che i procuratori stiano rivonando il calcio, con le loro pretese, le loro percentuali, la loro strapotenza. Ma devo riconoscere l’abilità di Raiola a inserirsi in un mondo fatto teoricamente di regole, alle quali lui aveva imposto le sue. Facendo da apripista. Proprio rileggendo la storia di Mino Raiola, i dirigenti del calcio dovrebbero rivedere i meccanismi. Magari riconoscendo il talento dell’agente italo-olandese e ammettendo le loro responsabilità

Raiola si trovava da alcuni giorni al San Raffaele di Milano e già giovedì si era diffusa la notizia della sua morte, smentita prima da Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e R.ianimazione dell’ospedale meneghino ("sono indignato dalle telefonate di pseudo giornalisti che speculano sulla vita di un uomo che sta combattendo") che dallo stesso Raiola attraverso un tweet ("Stato di salute attuale per chi se lo chiede: incazzato, è la seconda volta in 4 mesi che mi danno per morto. Sembrano anche in grado di resuscitarmi"). Ma che la situazione fosse difficile era noto: "È in una brutta posizione", aveva ammesso il suo braccio destro, José Fortes Rodriguez, all’emittente olandese "Nos".

Mino Raiola era nato a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, da una famiglia di Angri, il 4 novembre 1967. La sua famiglia emigra meno di un anno dopo ad Haarlem, nei Paesi Bassi. Il padre, allora meccanico, apre con successo un’attività di ristorazione, in cui il giovane Mino è impiegato come cameriere. Allo stesso tempo consegue la maturità classica e frequenta per due anni l’università, iscrivendosi alla facoltà di giurisprudenza. Inizia a giocare a calcio nelle giovanili dell’Haarlem, ma smette all’età di diciotto anni. Nel 1987 diventa responsabile del settore giovanile della squadra. Da quell’anno, intraprende la carriera imprenditoriale, acquistando (e poi rivendendo) un ristorante della compagnia McDonald’s ed entrando nel consiglio degli imprenditori di Haarlem.

A vent’anni fonda una propria prima società di intermediazione, la Intermezzo. Intanto diventa direttore sportivo dell’Haarlem. Grazie a un accordo con il sindacato dei calciatori diventa poi rappresentante all’estero dei giocatori olandesi. Nel 1992 porta Bryan Roy al Foggia, mentre nel 1993 intercorre come mediatore nella trattativa che porta Dennis Bergkamp e Wim Jonk dall’Ajax all’Inter. Diviene poi agente Fifa e abbandona le altre attività. Fonda la società Sportman con sede a Montecarlo, ma con uffici di rappresentanza anche in Brasile, Paesi Bassi e Repubblica Ceca. Negli anni successivi tratta alcuni giocatori per il mercato italiano, come Michel Kreek, Marciano Vink e Pavel Nedved. Acquisisce notorietà grazie ai calciatori molto famosi da lui seguiti e alle trattative milionarie in cui è coinvolto curando gli interessi dei giocatori stessi: molto dibattuto mediaticamente è, nel 2009, il passaggio di Zlatan Ibrahimović dall’Inter al Barcellona, circostanza nella quale Raiola firma una clausola in virtù della quale avrebbe guadagnato 1,2 milioni di euro annui, pagati dal Barcellona fino al 2014.

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Nell’estate del 2010 e nel corso del calciomercato invernale del 2011 agisce da mediatore nelle trattative che conducono Ibrahimović, Robinho, Mark van Bommel, Urby Emanuelson e Dídac Vilà al Milan e Mario Balotelli al Manchester City. Nell’estate del 2012 è protagonista del passaggio di Ibrahimović dal Milan al Paris Saint-Germain e di Paul Pogba dal Manchester Utd alla Juventus. Nel gennaio del 2013 si occupa del trasferimento di Mario Balotelli dal Manchester City al Milan. Nel 2014 cura il trasferimento di Mario Balotelli dal Milan al Liverpool e porta a termine la trattativa per il rinnovo del contratto di Pogba, legato alla Juventus fino al 2019.

Nell’estate del 2015 cura il ritorno dell’attaccante Mario Balotelli dal Liverpool al Milan. L’estate del 2016 lo vede concludere molti ingaggi dei suoi assistiti con il Manchester United: si trasferiscono nelle file dei Red Devils lo svincolato Ibrahimović, Henrik Mkhitaryan dal Borussia Dortmund e Pogba dalla Juventus; grazie a quest’ultimo trasferimento (all’epoca il più costoso della storia del calcio) si assicura 25 milioni di euro di commissione. L’estate del 2019 lo vede concludere svariate operazioni, la più importante delle quali è il trasferimento dell’olandese Matthijs de Ligt dall’Ajax alla Juventus per 75 milioni di euro complessivi e di Kōstas Manōlas dalla Roma al Napoli per 36 milioni. Nel 2020 Forbes lo inserisce al quarto posto al mondo tra i procuratori con un fatturato da 84,7 milioni di dollari avendo chiuso affari per 847,7 milioni di dollari. Omaggio, dunque, alla memoria di Mino Raiola. Ma il calcio rifletta sugli errori. E modifichi le norme che permettono alle società di avere strumenti per convivere con i procuratori senza dover sottostare a richieste fuori mercato.

Sandro Bennucci

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