Ucraina: Mosca vuole tutta la costa fino a Odessa. Moldavia preoccupata: convocato l’ambasciatore russo

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KIEV – Stanco di una guerra che lo ha più logorato che inorgoglito, Putin vuole una robusta rivincita: il pieno controllo del Donbass e di tutta l’Ucraina meridionale fino a Odessa, prendendo non solo il corridoio di collegamento terrestre con la Crimea ma anche quello che porta alla Transnistria e bloccando così di Kiev l’accesso al mare. E questo risultato, lo "Zar" vuole ottenerlo prima del 9 maggio, per poterlo sbandierare nella fatidica parata militare.

La fase due della guerra, ufficialmente, cominciata due giorni fa con l’assalto a suon di bombardamenti sulle regioni di Lugansk e Donetsk, Mosca delinea ora i nuovi obiettivi militari. Che, secondo il comandante ad interim del distretto militare centrale, Rustam Minnekayev, sono ancora più ambiziosi: "Il controllo sull’Ucraina meridionale è un’altra via d’accesso alla Transnistria, dove pure si evidenziano episodi di discriminazione contro i residenti russofoni". Piani che hanno subito allarmato la Moldavia, spingendola a convocare l’ambasciatore di Mosca a Chisinau per denunciare le minacce di invasione della regione separatista filorussa, la cui frontiera dista solo poche decine di chilometri da Odessa.

Nel Donbass, l’offensiva che il Cremlino vuole decisiva entra intanto sempre più nel vivo. Secondo le forze armate ucraine, i combattimenti si sono intensificati lungo l’intera linea di contatto. Una pioggia di missili che ha colpito anche l’ospedale regionale traumatologico della città di Lyman, stando alle denunce di Kiev. Le operazioni d’assalto puntano in particolare su Sloviansk, nell’oblast di Donetsk, continuando a raggruppare unità militari della 41/ma Armata di forze combinate dalla Russia. Nel mirino restano i centri strategici di Rubizhne e Popasna, dove le forze di Mosca hanno aperto il fuoco su un autobus che stava evacuando civili. Pesanti raid anche su Kharkiv, dove l’esercito russo ha rivendicato la conquista di un arsenale con migliaia di tonnellate di munizioni.

"L’impressione è che gli attacchi a est e nel sud del Paese si intensificheranno. Le prossime due settimane saranno decisive", ha spiegato un alto funzionario Ue dopo la telefonata del presidente del Consiglio Charles Michel con Vladimir Putin, mentre secondo gli Usa "le forze della Russia non hanno compiuto nessun progresso significativo nel Donbass" e l’esito del conflitto si deciderà nell’arco di un mese. A Mariupol, dopo la conquista dichiarata dal Cremlino, resta lo stallo intorno al fortino dell’acciaieria Azovstal, dove sono ancora barricati circa duemila combattenti ucraini tra forze del reggimento Azov e truppe regolari dei marines, insieme a centinaia di civili, compresi molte donne e bambini.

"Tutti gli edifici nell’area – ha denunciato il vicecomandante del battaglione, Svyatoslav Palamar – sono praticamente distrutti. Hanno gettato bombe pesanti, bombe anti-bunker che provocano un’enorme distruzione. Abbiamo persone ferite e morte all’interno dei bunker. Alcuni civili sono intrappolati sotto gli edifici crollati". Le evacuazioni restano quindi un miraggio.

"La tregua – ha avvertito il generale russo Mikhail Mizintsev – inizierà quando le forze ucraine alzeranno le bandiere bianche lungo l’intero perimetro o alcune rotte che portano fuori da Azovstal". Secondo Mosca, però, la resa sarebbe impedita dal governo di Kiev. I corridoi umanitari, chiesti oggi anche da Michel direttamente a Putin in vista della Pasqua ortodossa, che si celebra domenica, rimangono bloccati, mentre con il passare dei giorni le scorte di acqua e cibo all’interno dei tunnel protetti dell’impianto siderurgico continuano ad assottigliarsi pericolosamente. Mentre fosse comuni e atrocità emergono in tutta l’Ucraina a cadenza quotidiana, il bilancio delle vittime accertate dall’Onu sale ad almeno 2.435, e quasi tremila feriti. Ma sono centinaia i corpi ancora non conteggiati perché in attesa di identificazione o per impossibilità di verifiche sul terreno. E il conflitto, ha avvertito il premier britannico Boris Johnson, potrebbe durare per tutto il 2023, con la "realistica possibilità" che Putin alla fine riesca a vincerlo.

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Ernesto Giusti

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