Caro-bollette: aggravio da 36 miliardi. Imprese a rischio chiusura. Confindustria chiede tavolo al governo

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Il caro-energia mette in ginocchio le Imprese italiane. Non poche sarebbero sull’orlo della chiusura. Confindustria ha chiesto un tavolo immediato al governo. La Cgia di Mestre ha fatto il calcolo: rispetto al 2019 (anno pre Covid), ammonta a quasi 36 miliardi di euro l’extra costo che le aziende sosterranno nel 2022 a causa dell’aumento del prezzo delle tariffe elettriche. A rischio è l’intero sistema agroalimentare, dai campi agli scaffali, avverte poi la Coldiretti.

CONFINDUSTRIA – «Non c’è un tema più importante dell’energia per un paese manifatturiero come il nostro, il secondo nella Ue, è in gioco il sistema industriale – afferma Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria parlando con Il Sole 24 ore – bisogna ottenere un tavolo dal governo per affrontare la questione energetica ad ampio raggio, anche con l’Europa». Un tavolo già proposto dalla Lega, ricorda Matteo Salvini, secondo cui è necessario fare in fretta per tagliare le bollette di famiglie e imprese. Nel medio-lungo periodo, l’Italia non si può permettere i no ideologici. Ringraziamo il ministro Cingolani per le sue posizioni, a partire dal nucleare di ultima generazione, ma ora è necessario essere conseguenti, sottolinea il leader della Lega. Sulla convocazione di un tavolo il Governo si è impegnato approvando un odg alla Manovra a mia prima firma, sottolinea a sua volta la deputata della Lega Benedetta Fiorini, segretario della commissione Attività produttive, ribadendo la posizione del Carroccio favorevole all’estrazione di gas naturale nel Mediterraneo e sul nucleare di ultima generazione sicuro e pulito.

PMI – Per il M5s, invece, urge uno scostamento di bilancio, non barzellette sul nucleare, dicono senatori in commissione Industria, Commercio e Turismo, osservando che Draghi in questo anno di governo ha beneficiato e non poco degli scostamenti di bilancio fatti dal suo predecessore Giuseppe Conte, ora però è il caso che abbandoni il rigorismo finanziario e ne appronti uno per mettere a punto dei ristori energetici, da affiancare a quelli canonici per Pmi e lavoratori sottoposti a restrizioni. Contro il caro-bollette, il governo ha stanziato per il primo trimestre dell’anno circa 3,8 miliardi ma un nuovo intervento richiederebbe risorse fresche, probabilmente da reperire con nuovo deficit. Per questo i partiti invocano un nuovo scostamento (si parla di 7-8 miliardi) sul quale però l’esecutivo al momento frena. La situazione però è complessa. L’ufficio studi della Cgia (l’Associazione di artigiani e piccole imprese) ha calcolato che nel giro di 3 anni, il costo della bolletta della luce per le aziende è pressoché raddoppiato e, sommato al rincaro del gas, quest’anno costringerà molte attività, almeno temporaneamente, a chiudere i battenti.

CGIA – A livello territoriale il rincaro maggiore graverà sulle imprese di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte mentre i settori più colpiti saranno, almeno in teoria, metallurgia, commercio, altri servizi, alimentari, alberghi, bar e ristoranti, trasporto e logistica, chimica. La Cgia invoca quindi misure urgenti e nel medio periodo una strategia europea comune per stabilizzare il prezzo del gas sul mercato, uniformando le condizioni di approvvigionamento e riducendo i differenziali di prezzo tra i paesi membri. Al Governo la Cgia chiede di incrementare le risorse già messe a disposizione con la legge di Bilancio 2022, con almeno 1 miliardo di euro al mese fino al prossimo giugno per calmierare gli aumenti tariffari per le imprese. Da parte sua Coldiretti rileva che serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare, con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle. Appunto una miriade d’imprese, gradi e piccole, sull’orlo di una crisi vera.

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Sandro Bennucci

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