Il virus e l’estendersi dei contagi preoccupano gli italiani. Le rilevazioni di Pagnoncelli

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Le statistiche periodiche di Nando Pagnoncelli, pubblicate sul Corriere della Sera, ci dicono che in questa settimana, nella maggioranza degli italiani, sono aumentati (+8%) i timori per il virus.

«Sebbene il clima sociale di fine anno mostri segnali di miglioramento rispetto a 12 mesi prima, emerge un sentimento di grande fatica da parte dei cittadini per la pandemia, soprattutto dopo la costante alternanza di ottimismo e pessimismo guidata dall’insorgere di nuove varianti del virus e dalla triste contabilità di contagi e decessi.

Con l’insorgere della variante Omicron in dicembre oltre un italiano su tre (36%) reputa molto o abbastanza elevata la minaccia del virus per sé stesso, con un aumento di 8 punti rispetto a settembre, quando sembrava si fosse attenuata la fase più acuta della variante Delta. Ne consegue che si è fortemente ridimensionata la quota di coloro che ritengono che il peggio sia alle nostre spalle, passando dal 49% di giugno al 30% di dicembre. Nel complesso la campagna vaccinale guidata dal generale Figliuolo viene considerata positivamente da due terzi della popolazione (66%) mentre uno su cinque (19%) si esprime negativamente, in larga misura per l’aspettativa, andata delusa, che il vaccino avrebbe debellato definitivamente il virus.

Oggi quasi la metà dei cittadini prevede che la fine dell’emergenza sarà molto lontana: il 20% tra uno e due anni, e il 29% fra oltre due anni. In media le persone interpellate indicano poco più di 19 mesi, mentre nel mese di ottobre stimavano 17 mesi. Più passa il tempo e più si sposta in avanti la previsione di uscita dalla pandemia. Nessuno ha la sfera di cristallo, beninteso, male previsioni che le persone esprimono rivestono una grande importanza perché orientano i loro comportamenti dei prossimi mesi in termini di consumi, attività, viaggi e spostamenti, risparmi, ecc.

Nella seconda parte del 2021 ci sono state molte tensioni tra sostenitori e detrattori del vaccino e, in misura più elevata, del green pass: i non vaccinati rappresentano una minoranza (e tra questi vanno considerati non solo i cosiddetti no vax, ma anche coloro che non si vaccinano per ragioni di salute), mentre i contrari al green pass sono il 31% (contro il 60% di favorevoli). I più contrari sono gli elettori che si collocano a destra (39,9%), in particolare quelli di Fdl (45,4%) e della Lega (38,4%), le persone meno istruite (34,8%) rispetto ai laureati (25,3%), i più giovani (35,3%) rispetto ai meno giovani (25,8%) e alcune categorie che si ritengono danneggiate dal provvedimento: commercianti, artigiani e lavoratori autonomi (39,1%), disoccupati (38,2%) e lavoratori esecutivi (37,4%). Il dissenso rispetto al provvedimento sembra quindi riconducibile all’area politica e alla situazione economica.

Pensando ad un orizzonte temporale più lungo però (i prossimi tre anni) gli ottimisti (45%) prevalgono in misura più netta sui pessimisti (22%), portando la differenza dei primi sui secondi a +23% rispetto al +11% di 12 mesi prima. Seg3ali positivi anche rispetto alle previsioni personali a sei mesi: il 25% si aspetta un miglioramento contro il 23% che prevede un peggioramento, mentre il 43% non si aspetta variazioni. Insomma, secondo gli italiani le cose vanno decisamente meglio per il Paese, anche se non si regista un miglioramento della stessa entità riguardo alla propria situazione personale.

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Le priorità del Paese, menzionate spontaneamente dagli intervistati (invitati ad indicarne fino a tre), riguardano l’occupazione e l’economia (crescita, conti pubblici, ecc.) citate da tre su quattro (75%, in calo di 3 punti rispetto a fine 2020), seguite dalla sanità (44%) in forte calo (-13%) grazie alla campagna vaccinale, quindi il funzionamento delle istituzioni e la situazione politica (29%), in calo di 4 punti rispetto a 12 mesi addietro, quando il governo Conte stava entrando in crisi, poi il welfare e l’assistenza (24%, in crescita di due punti), l’immigrazione (21%), tema meno presente nel dibattito politico e mediatico rispetto a fine 2018, quando si attestava al 37%, e l’ambiente (16% in crescita di 5 punti).

Sullo sfondo permane la frattura tra garantiti e non garantiti, l’inquietudine per le diseguaglianze presenti nel Paese e lo spettro di perdere ulteriormente terreno da parte dei ceti meno abbienti e dei segmenti più penalizzati dai cambiamenti in atto».

Gli italiani dunque, secondo Pagnoncelli, non sono molto ottimisti sul miglioramento della situazione sociale ed economica in tempi brevi, mentre si augurano che arrivi un miglioramento in un arco di tempo più lungo.

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