Draghi nel mirino dei no vax. Perquisizioni in tutt’Italia e 17 indagati

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Prima le aggressioni e le minacce ai giornalisti. Ora si scopre che c’è anche Mario Draghi nel mirino dei no vax. Le indagini che hanno portato a questa rivelazionde sono arrivate dopo perquisizioni in tutta Italia, concluse con 17 indagati. Sono accusati di istigazione a delinquere con l’aggravante del ricorso a strumenti telematici e istigazione a disobbedire le leggi. Si parla di No vax/No green pass del canale Telegram Basta dittatura, chiuso lo scorso 28 settembre. Come detto, nel mirino anche Mario Draghi, presidente del Consiglio. Immediate le reazioni su canali paralleli del canale di messaggistica: «Ci perseguitano, andiamo a lanciare le bombe».

Obiettivi ricorrenti, secondo gli inquirenti, sono stati le forze dell’ordine, medici, scienziati, giornalisti e altri personaggi pubblici accusati di asservimento e collaborazionismo con la dittatura in atto. Presa costantemente di mira con pesanti insulti anche tutta quella parte di popolazione che, vaccinandosi e osservando le regole di protezione personale, ha accettato di rendersi schiava dello Stato. Secpndo gli inquirenti, gli indagati facevano espliciti riferimenti a impiccagioni, fucilazioni, gambizzazioni, oltre ad allusioni dirette a nuove marce su Roma e al terrorismo.

Le perquisizioni sarebbero frutto delle indagini svolte sotto la direzione dei magistrati specializzati della Procura della Repubblica di Torino, gruppo terrorismo ed eversione, con la partecipazione diretta dei Compartimenti Polizia Postale e delle Digos territoriali, sotto il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, sono state effettuate in 16 diverse città italiane.Una tanica da 5 litri di acido cloridrico a Palermo, una balestra, alcune baionette e un vecchio fucile a Brescia, a Cremona alcuni coltelli e a Siena un documento storico riconducibile al nazifascismo: sono i materiali rinvenuti e sequestrati nel corso delle perquisizioni e che, per gli inquirenti, sono la prova della pericolosità dei soggetti indagati che avevano partecipato alla chat istigando sistematicamente all’utilizzo delle armi e a compiere gravi atti illeciti contro le più alte cariche istituzionali, tra cui anche Draghi.

Gilda Giusti

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