Manovra: torna in Consiglio dei ministri. Reddito cittadinanza diminuisce dopo rifiuto offerta lavoro congrua

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La manovra potrebbe tornare domani, 10 novembre, in consiglio dei ministri, insieme al reddito di cittadinanza. A quanto si apprende da diverse fonti, il testo definitivo potrebbe essere portato di nuovo all’attenzione dei ministri per un giro di tavolo prima del passaggio alle Camere, presumibilmente venerdì, dopo la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato.

È terminata dopo circa un’ora la riunione a Palazzo Chigi sulla manovra e il Reddito di cittadinanza. Alla riunione non ha partecipato il ministro dell’Economia Daniele Franco che è impegnato a Bruxelles.

Il decalage del Reddito di cittadinanza scatterà dopo il rifiuto di una offerta di lavoro congrua. E’ quanto sarebbe stato confermato nella riunione a Palazzo Chigi.

«Il decalage partirà dopo la prima domanda di contratto congruo rifiutata. Tutto il resto delle disposizioni già presentate nella richiesta contenuta nella legge di Bilancio come uscito dal Cdm, rimangono inalterate. Ma per noi era fondamentale che il decalage partisse dopo il primo rifiuto e non in modo automatico». Così il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli (M5s), rispondendo a margine della presentazione del dossier contro il Prosek, in merito alla riunione a Palazzo Chigi con il premier. Il ministro continua ad usare termini stranieri al posto di quelli italiani, evidentemente non considera le osservazioni pungenti dell’Accademia della Crusca.

Vengono rivisti i requisiti di età per l’anticipo pensionistico con Opzione donna. A quanto si apprende al termine della riunione di questa mattina a Palazzo Chigi, la norma della manovra dovrebbe essere modificata rispetto all’ipotesi iniziale e il criterio di età per accedere alla misura dovrebbe essere abbassato, come aveva già anticipato il ministro Andrea Orlando. Nella ipotesi iniziale l’età per Opzione donna si alzava a 60 anni e invece dovrebbero essere confermati i parametri attuali di pensionamento anticipato con 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le autonome.

“Ho fatto presente al Ministro della Salute, d’intesa col Presidente dell’ISS e il Direttore della Prevenzione del Ministero, l’opportunità di prevedere una legge volta a finanziare un progetto di ricerca nazionale atto a combattere l’attuale e future minacce pandemiche. Il Ministro si è impegnato ad inserire nella legge di Bilancio un finanziamento ad hoc come avvenuto con grande successo in passato per la ricerca e la sanità italiane con la legge per far fronte all’emergenza AIDS”. Lo ha detto il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Giorgio Palù oggi durante l’audizione in commissione Affari sociali della Camera.

Oggi, a un percettore del RdC “lavorare non conviene”. Lo scrive il Comitato scientifico sul Reddito di cittadinanza spiegando che in presenza di un incremento di reddito da lavoro, l’80% di questo concorre alla definizione dell’importo della prestazione. Per rendere conveniente la ricerca – propone – nella determinazione del reddito per il calcolo dell’importo del RDC bisogna considerare -per chi inizia a lavorare o è già occupato, il reddito da lavoro solo per il 60%, senza limiti di tempo, ma fino a quando viene raggiunto il reddito esente da imposizione fiscale considerando al 100% la parte eccedente tale soglia.

Perché una proposta di lavoro sia congrua e quindi non rifiutabile dal punto di vista temporale basterà che il contratto superi un mese e non più tre mesi «per incoraggiare persone spesso molto distanti dal mercato del lavoro ad iniziare ad entrarvi e fare esperienza». Lo si legge nella proposta del Comitato scientifico sul Reddito di cittadinanza che ricorda come i settori in cui potrebbero trovare un’occupazione i beneficiari del Rdc – edilizia, turismo, ristorazione, logistica – sono spesso caratterizzati da una forte stagionalità. Nella considerazione dell’entità minima della retribuzione accettabile – si legge nella proposta – bisognerà rimodularla in base all’orario di lavoro per tenere conto anche di occupazioni part time-

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Per quanto riguarda l’orario di lavoro ritenuto congruo, invece di riferirsi a rapporti di lavoro a tempo pieno o con orario di lavoro non inferiore all’80% di quello dell’ultimo contratto di lavoro, stante che in molti casi questo riferimento non è possibile, fare riferimento a rapporti con orario di lavoro non inferiore all’60% dell’orario a tempo pieno previsto nei contratti collettivi di cui all’art. 51, d.lgs. n. 81/2015. Il Comitato propone di eliminare le severe disposizioni che, ai fini della congruità dell’offerta lavorativa, fissano, dopo la prima offerta, il distanziamento del luogo di lavoro entro 250 chilometri dal luogo di residenza, ovvero su tutto il territorio nazionale, disposizioni palesemente assurde e inutilmente punitive per lavori spesso a tempo parziale e con compensi modesti.

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