Gli Etruschi, noi toscani: svelata l’origine ma resta il mistero della lingua

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Reperti di Vetulonia

Da Fiesole guardavano l’Arno con diffidenza. Da Chiusi, Porsenna mosse contro Roma, la conquistò e dominò a lungo, nonostante le distorsioni storiche attribuite a Tito Livio e Tacito, preoccupati di nascondere la vergogna di una disfatta sul campo di battaglia. Gli Etruschi, vissuti nell’età del ferro, e dai quali in buona parte discendono i toscani, erano un popolo fiero ma riservato. Capaci di lasciare tracce poco traducibili, che hanno incuriosito, e perfino innervosito, gli studiosi per millenni. Si distinguevano dai loro vicini contemporanei per le notevoli abilità metallurgiche e per l’uso di una lingua non indoeuropea presto estinta.

Il dibattito sulle origini degli Etruschi è stato intenso e ha coinvolto gli storici già dai tempi del greco Erodoto. Ora c’è una nuova rivelazione, ossia uno studio su Science Advances, coordinato dalle Università di Firenze, Jena e Tubinga che ha coinvolto ricercatori provenienti da Italia (oltre all’Ateneo fiorentino, Università di Siena, Università di Ferrara, Museo della Civiltà di Roma), Germania, Stati Uniti, Danimarca e Regno Unito. Lo studio fa luce sull’origine e sull’eredità degli Etruschi grazie all’analisi sul genoma di 82 individui dell’Italia centrale e meridionale, vissuti tra l’800 a.C. e il 1000 d.C..

I risultati confermano che gli Etruschi, nonostante le loro espressioni culturali uniche, erano strettamente imparentati con i loro vicini italici e rivelano importanti trasformazioni genetiche associate a successivi eventi storici. (The origin and legacy of the Etruscans through a 2000-year archeogenomic time transect – DOI: 10.1126/sciadv.abi7673) Sebbene gli archeologi ritengano che gli Etruschi abbiano avuto un’origine locale ed alcune ricerche su DNA antico, in passato, abbiano anche suffragato questa ipotesi, solo con questo studio, avendo indagato per la prima volta genomi completi, si sono potute dare risposte definitive sull’origine. Gli Etruschi non venivano da Oriente, ma erano nati, cresciuti e sviluppati qui.

L’attuale studio mette insieme informazioni genomiche su un arco temporale di quasi 2000 anni, in relazione a dodici siti archeologici, e fa luce su questo mistero. Evidenzia infatti che non ci sono prove genetiche di un recente movimento di popolazioni dall’Anatolia. La ricerca dimostra che gli Etruschi condividono il profilo genetico dei Latini della vicina Roma e che gran parte del loro genoma deriva da antenati provenienti dalla steppa Eurasiatica durante l’età del bronzo. Considerando che i gruppi legati alla steppa furono probabilmente responsabili della diffusione delle lingue indoeuropee, ora parlate in tutto il mondo da milioni di persone, la persistenza di una lingua etrusca non indoeuropea in Etruria è un fenomeno intrigante e ancora inspiegabile che richiederà un’ulteriore indagine archeologica, storica, linguistica e genetica.

«Questa persistenza linguistica, combinata con un ricambio genetico, sfida la tesi che i geni siano uguali alle lingue – afferma David Caramelli, docente di Antropologia all’Università di Firenze – e suggerisce uno scenario più complesso che potrebbe aver coinvolto l’assimilazione dei primi popoli italici da parte della comunità linguistica etrusca, forse durante un periodo prolungato di mescolanza nel secondo millennio a.C.».

A cavallo tra l’età del ferro e il periodo di Roma repubblicana, il patrimonio genetico etrusco è rimasto lo stesso per almeno 800 anni. Lo studio rileva, tuttavia, che durante il successivo periodo imperiale romano, l’Italia centrale ha subito un cambiamento genetico su larga scala, derivante dalla commistione con le popolazioni del Mediterraneo orientale, che probabilmente includevano schiavi e soldati trasferiti attraverso l’Impero Romano.

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Guardando al più recente Alto Medioevo, i ricercatori hanno invece identificato antenati dell’Europa settentrionale che si sono diffusi in tutta la penisola italiana in seguito al crollo dell’Impero Romano d’Occidente. Questi risultati suggeriscono che i migranti germanici, compresi individui associati al Regno Longobardo di nuova costituzione, potrebbero aver lasciato un impatto rintracciabile sul paesaggio genetico dell’Italia centrale. Razze mescolate, tracce disperse. Ma gli Etruschi erano nati qui: e forse avevano i nostri difetti.

Sandro Bennucci

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