Pitti Uomo al via: vestiremo «effortless attitude», cioè classico rilassante

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Torna Pitti Uomo, in presenza, da domani 30 giugno 2021, alla Fortezza da Basso. E cambia il nostro modo di vestire e, probabilmente, di pensare: basta completi impostati e ingessati. Le nuove collezioni per la primavera-estate 2022 in mostra a Pitti Uomo guardano soprattutto al comfort per uno stile che potremmo definire contemporaneo rilassato. L’eccellenza manifatturiera 100% made in Italy si esprime nella sottrazione e non nell’addizione, come da Kiton: c’è l’abito senza peso, sempre impeccabile, e il doppiopetto in seta lavata, prezioso tessuto rieditato dagli archivi di 30 anni fa, quasi incorporeo (la giacca pesa poco più di una camicia).I volumi di completi e spezzati si fanno morbidi (soprattutto nei pantaloni), le camicie prendono sembianze delle morbide polo o si ispirano a quelle hawaiane, la maglieria è ultra-leggera.

Vogliamo definire in una parola questo nuovo modo di vestire? Come spesso accade c’è una terminologia anglosassone: effortless attitude, classico, ma senza sforzo, non troppo impostato. Non si tratta di ibridi sportivi, ma dell’evoluzione di un classico che parla a un nuovo consumatore. Il piacere del vestire elegante parte sempre dall’abito: il completo, però viene reinventato in modo fresco e decostruito come propone Brunello Cucinelli. Restano sempre di tendenza gli spezzati, che aggiungono versatilità: con un tocco sono capaci di trasformare un elemento formale in un impeccabile outfit per tutti i giorni. I blazer hanno silhouette comode, e anche i pantaloni hanno volumi morbidi. Il comfort la fa da padrone, anche da Stefano Ricci, iconica azienda del classico italiano, che include pure molte tute in collezione: tributo a Michelangelo, esalta i toni chiari per blouson leggerissimi, camicie in cotone e lino, morbidi jeans in denim giapponese.

C’è poi un capitolo a parte per la camicia, che nella versione più fittata prende le sembianze di una polo, mentre quella button down trae ispirazione dai modelli d’oltreoceano degli anni ’70/’80, prediligendo vestibilità oversize. Protagoniste le microfantasie: bastoncini, quadri e falsi uniti (Alessandro Gherardi). Tornano anche le camicie hawaiane, proprio come quelle dell’indimenticabile Magnum P.I., over e con stampe floreali (Xacus). E i colori? Vitaminici, energizzanti, come blu e verde militare, giallo e arancione.

Si guadagna un ruolo importante anche la maglieria: finissima e ultra-leggera, con dettagli a contrasto, da indossare con i bermuda. C’è poi il capitolo capospalla che prevede l’arrivo dell’impermeabile: dalle vecchie lavanderie industriali arriva l’idea del capo sartoriale stropicciato, usurato, invecchiato, con personalità, in puro cotone e lino (l’impermeabile). Ricordate quello indossato da Gregory Peck in Colazione da Tiffany, quando sotto una pioggia battente, in un vicolo di una New York anni ’50, bacia Audrey Hepburn. E’ l’effetto chic rilassante. Speriamo piaccia, così riparte l’economia e riparte, speriamo, Firenze.

Gilda Giusti

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