Covid: diffida a 16mila sanitari non vaccinati in Toscana. Rischiano la sospensione

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Sono quasi sedicimila (esattamente 15.795) i professionisti sanitari, in Toscana (l’11% del totale) che ancora non si sono vaccinati contro il covid. E’ il dato dell’ultima rilevazione del governo. In prima battuta riceveranno la diffida. Poi rischiano il demansionamento e, in caso estremo, la sospensione dal servizio, senza stipendio fino al 31 dicembre. Questo lo scenario che si prefigura per i professionisti sanitari in Toscana che ancora non si sono vaccinati, secondo l’ultima rilevazione portata avanti dal Governo. Di questi circa 9.000 operano nell’Ausl Toscana Centro, la piu’ grande della Regione, che racchiude Firenze, Pistoia, Prato ed Empoli. Anche se il direttore del dipartimento di prevenzione Ausl Centro, Renzo Berti, rassicura che almeno 2.000 hanno prenotato l’appuntamento per la somministrazione della prima dose.

Sono partite le prime diffide ai sanitari non vaccinati in cui si comunica l’inadempienza. Gli interessati hanno a disposizione cinque giorni di tempo per spiegare le loro motivazioni: dalla scelta personale alla possibilità di esenzione a un errore nell’elenco. Nel caso in cui non siano fornite giustificazioni ritenute accettabili, l’Asl invierà un ulteriore comunicazione all’Ordine professionale della Toscana e ai datori di lavoro.

A distanza di una settimana, i colloqui individuali con i sanitari non vaccinati sono gia’ partiti e il direttore dell’Asl Toscana Centro, Paolo Morello Marchese, fa sapere che una quota consistente ha per ora fornito motivazioni di salute o situazioni contingenti come ostacolo all’immunizzazione. Per avere un’idea della distribuzione dei non vaccinati nei ruoli del sistema sanitario toscano basta esaminare i numeri dell’Ausl Centro. In numeri assoluti si parla di 800 tra medici e infermieri che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino su 4.000 dipendenti pubblici.

Il numero sale con l’aggiunta dei sanitari operanti nel privato, circa 3.000. L’ultimo balzo per attestarsi a quota 7.000 è legato al coinvolgimento di lavoratori non immunizzati come autisti, portieri, cuochi, che non rientrano nel campo ma lavorano nelle strutture sanitarie. Si tratta di 3.100 persone per cui la legge ad oggi non ha chiarito se si estende l’obbligo vaccinale.

Gilda Giusti

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