Il generale Figliuolo: «A giugno spallata al covid». Ma sono ancora vietate le tavolate fra amici

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Parla da militare e si sbilancia, il generale Figliuolo: «A giugno – si sbilancia il commissario per l’emergenza – daremo la spallata al Covid». Ma il mese, oltre che con la festa della Repubblica, si apre con l’ennesima polemica: nel giorno in cui si può mangiare di nuovo nei ristoranti al chiuso, a pranzo e a cena, il ministero della Salute precisa che sia in zona gialla sia in zona bianca resta il limite di massimo 4 persone al tavolo, salvo che gli occupanti siano tutti conviventi. Dunque niente tavolate tra amici, come invece avevano lasciato intendere le regioni nei giorni scorsi.

RISTORATORI – «Non è inaccettabile – dicono i ristoratori – che non ci sia ancora una linea chiara sul numero dei commensali permessi ad ogni tavolo. Da giorni si susseguono interpretazioni, mai smentite, salvo ricevere ora un’interpretazione del ministero della Salute giuridicamente incomprensibile». Un danno aggiuntivo per un settore che, secondo calcoli non lontani dalla realtà, avrebbe perso 41 miliardi nell’anno della pandemia. Una questione che le Regioni solleveranno nel prossimo incontro con il governo, quando torneranno alla carica anche con le vaccinazioni per i turisti nonostante l’esecutivo abbia più volte ribadito – sia con lo stesso Figliuolo sia con il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini – che quest’ultima è un’ipotesi che non esiste. Si prosegue dunque con il cronoprogramma annunciato dal commissario nei giorni scorsi e ribadito: dal 3 via alla campagna di massa dai 12 anni in su, con l’apertura di altri 800 punti vaccinali che porteranno il totale a quasi 3.500 in tutta Italia. Via quindi alle somministrazioni nelle farmacie – il Lazio è già partito – e nelle aziende, per immunizzare le classi produttive a partire dal settore turistico alberghiero in vista dell’estate.

PEDIATRI – Saranno invece i pediatri il canale privilegiato per le iniezioni ai 12-15enni: «gli accordi ci sono e le regioni li implementeranno», ha detto Figliuolo ribadendo l’importanza di fare squadra tra istituzioni nazionali, locali e imprese: con la vaccinazione possiamo vincere la sfida e questa grande emergenza sanitaria, sociale ed economica. E senza dimenticare le classi più fragili: ad oggi sono infatti coperti il 91% degli over 80, l’83% degli over 70 e il 71% degli over 60. «Quelli che mancano andremo a cercarli anche con i team mobili della difesa». L’obiettivo è chiaro ed è duplice: spingere al massimo per arrivare a luglio e agosto con la metà degli italiani immunizzati; possibile, visti i 20 milioni di dosi in arrivo a giugno, con una parte che sbarcherà nelle prossime ore all’hub della Difesa a Pratica di Mare (almeno 400mila dosi di J&J) e si aggiungerà ai 3,5 milioni Pfizer già in distribuzione. E iniziare settembre con la nuova strategia nel caso in cui si renda necessaria una terza dose: chiusura progressiva dei grandi hub e somministrazioni prevalentemente affidata a medici di base e pediatri.

GRANDI INVESTIMENTI – Che si sia sulla strada giusta lo ripete anche il ministro della Salute Roberto Speranza, parlando di una fase diversa dopo mesi difficili. Bisogna ancora stare attenti e prendere tante precauzioni, ma possiamo dare un messaggio di ragionata fiducia agli italiani che non può però prescindere dall’unità di tutte le istituzioni e le forze sociali ed economiche del Paese. Per questo il ministro promette: mai più tagli al sistema sanitario, aprendo una stagione di grandi investimenti anche grazie ai fondi del recovery, e chiede un grande Patto per il Paese per gestire l’ultima fase della pandemia. «Nessuno ce la fa da solo, non il governo, non il ministro, non le regioni, non il commissario. Si apre la possibilità di trasformare una crisi in una grande opportunità di ripartenza e dobbiamo farlo tutti insieme». Un Patto che il presidente di Confindustria Carlo Bonomi raccoglie: «Abbiamo una grande occasione per fare le riforme che il paese attenda da 25 anni. prima c’era la scusa delle risorse, ora quell’alibi non c’è più».

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Sandro Bennuci

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