Draghi stringe sul recovery: entro aprile sarà inviato all’UE. Le richieste dei partiti

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Prima i vaccini, per i quali è arrivata la notizia di un massiccio invio in Italia (54 milioni di dosi entro luglio) da parte dell’Ue. Poi la messa in sicurezza dei conti e, soprattutto, l’operazione Recovery. Questi erano, e restano, i due obiettivi primari di Mario Draghi. Il Pnrr è in rampa di lancio e sarà a Bruxelles entro la scadenza del 30 aprile. Il conto alla rovescia per la presentazione del Piano è partito e la road map è confermata da fonti di palazzo Chigi, dopo che alcune indiscrezioni avevano ipotizzato un rischio di slittamento.

RECOVERY – Invece no. L’Italia presenterà puntualmente il piano entro la fine del mese, assicura il governo ed anche da Bruxelles fonti europee lo ribadiscono. «Da diverse settimane lavoriamo intensamente con i governi per ultimare i piani nazionali, lavoro definito da due priorità: qualità e urgenza. La Commissione – si sottolinea in Europa – riceverà diversi piani nazionali entro la scadenza del 30 aprile e il piano italiano sarà tra quelli, anche perché questa è l’intenzione esplicita del Governo».

PRIMA TRANCHE – Portogallo, Francia, Spagna e Grecia sono pronti a presentare i loro progetti la prossima settimana e l’Italia deve fare in fretta, per non perdere il turno nell’assegnazione della prima tranche di fondi a luglio: fino a 27 miliardi, per il nostro Paese. Per arrivare puntuali alla data, il governo ha quindi definito un cronoprogramma ormai dettagliato: Draghi chiuderà gli incontri con i partiti, ascolterà le parti sociali e poi illustrerà il piano, fatto di 191,5 miliardi circa, di cui 69 a fondo perduto, 122 prestiti, più 30 del fondo di accompagnamento al Pnrr, alle Camere il 26 e 27 aprile. I tempi sono stretti e prima di quella data ci sarà il passaggio in Consiglio dei ministri. Dove, con molte probabilità, verrà anche approvato un decreto, che accompagnerà il Pnrr, con la definizione della governance di gestione del piano: dovrebbe essere sviluppata su due livelli, con una struttura di coordinamento centrale, che avrà un compito di supervisione dell’attuazione del piano e sarà anche responsabile dell’invio delle richieste di pagamento a Bruxelles.

MEF – Saranno poi le singole amministrazioni ad essere responsabili dei singoli investimenti e delle singole riforme e tra loro dovranno trovare un coordinamento. Si tratta di un aspetto delicato, cui i ministri guardano con molta attenzione, perché nessuno vuole essere escluso dalle decisioni politiche. Perciò dovrebbe essere confermata la centralità del Mef, ma la supervisione politica dovrebbe essere a Palazzo Chigi, con il coinvolgimento di volta in volta dei ministri competenti. Nel frattempo, Draghi ultimerà gli incontri in calendario in vista della definizione finale del documento che avrà, come preannunciato dal premier, molti punti in comune con il piano messo a punto a suo tempo da Giuseppe Conte ma anche punti di "forte discontinuità".

CONSULTAZIONI – «Andrò da Mario Draghi con grande serietà, ma anche con il coraggio di dire le cose che non vanno bene», annuncia la leader di FdI, Giorgia Meloni, in vista dell’incontro che verterà anche sul dl imprese, anche questo in dirittura di arrivo per fine mese, subito dopo il Recovery. Dopo Fratelli d’Italia, Draghi vedrà anche Italia Viva e Liberi e Uguali. Mentre M5s, Lega, Pd e Forza Italia li ha già incontrati nei giorni scorsi. Il Movimento ha chiesto che il Superbonus venga prorogato al 2023. La Lega vuole rassicurazioni sul fatto che le filiere a cui andranno i fondi siano effettivamente presenti in Italia e chiede che venga rivisto il codice degli appalti, mentre le priorità del Pd sono i giovani, le donne e gli investimenti al Sud. Una volta inviato il Piano a Bruxelles, il governo avvierà la messa a punto di una serie di provvedimenti che dovranno progressivamente realizzare le linee guida. Tra i primi, quello sulle semplificazioni e quello sul reclutamento del personale della p.a che dovrebbe essere varato entro la prima decade di maggio: serviranno ad accompagnare il Pnrr, la patente per dire a Bruxelles che ce la faremo, ha detto il ministro Renato Brunetta. Ma toccherà a Draghi, naturalmente, fare la sintesi di tutto. E vuole centrare l’oviettivo rapidamente: sapendo che entro il 30 aprile dovrà inviare a Bruxelles quelle carte, per il Recovery, dalle quali dipendono il presente e il futuro del Paese.

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Sandro Bennucci

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