Draghi: «Con la Libia nuovi accordi». Poi difende Tripoli sui migranti. E dal Pd lo attaccano

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C’è già chi, in Italia, critica Mario Draghi per la riapertura alla Libia, soprattutto insistendo sul trattamento dei migranti. Ma sullo scacchiere internazionale, la mossa del presidente del consiglio ha avuto eco favorevole. E rilancia la politica estera dell’Italia. Un rilancio a tutto tondo, guardando al futuro. E non è un caso che il Premier abbia scelto proprio Tripoli come prima uscita al di fuori dai confini. Poi la frase: la Libia sta facendo molto per i migranti. Parole che hanno scatenato una parte dei Dem, la Sinistra e Medici senza frontiere. Da Palazzo Chigi arriva però la frase chiave: tocca a Bruxelles prendere le iniziative a nome dell’Europa, senza lasciar solo nessuno.

«E’ il momento di ricostruire l’antica amicizia tra Italia e Libia», ha sottolineato Draghi dopo aver visto il Primo Ministro, Abdulhamid Dabaiba, in un bilaterale che potrebbe cambiare, da qui alle elezioni libiche di dicembre, i rapporti tra i due Paesi. Infrastrutture, energia, scambi culturali e migranti: questi i principali dossier sul tavolo dei due premier. Con un obiettivo, scandito dallo stesso Dabaiba: la riattivazione dell’Accordo di amicizia del 2008 firmato da Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi. L’aria è cambiata a Tripoli e dintorni. Il ritorno alla stabilità si comincia a sentire sebbene gli episodi di violenza non siano certo debellati.

«Un requisito essenziale per procedere con la collaborazione è che il cessate il fuoco continui. La sicurezza dei siti è essenziale per poter poi procedere con la collaborazione», avverte Draghi, giunto a Tripoli con Luigi Di Maio. E l’attenzione del governo, in questo caso, è innanzitutto agli impianti petroliferi gestiti dall’Eni. Sul cane a sei zampe, tra l’altro, il governo di Tripoli punta per sanare le carenze nella fornitura di elettricità che affliggono il Paese. «Prevediamo un aumento della collaborazione tra Italia e Libia nel settore dell’elettricità e dell’energia e ciò era già previsto nell’Accordo di amicizia», spiega Dabaiba.

Draghi e il suo omologo, a metà mattinata, fanno una dichiarazione congiunta per sancire il rilancio dei rapporti. Un rilancio che ha nella costruzione dell’ Autostrada della pace, pilastro dell’accordo del 2008, uno dei suoi punti più rilevanti. E per le imprese italiane, sul Paese nordafricano, si apre un orizzonte d’opportunità dopo anni di incertezza. Ma non c’è solo il business nel menù del bilaterale tra Draghi e Dabaiba. L’obiettivo di Roma è recuperare una cooperazione strutturale, che vada a infilarsi nell’egemonia finora esercitata da Turchia (in Tripolitania) e Russia (in Cirenaica). E con la sponda degli Stati Uniti di Joe Biden alle spalle.

L’Italia punta ad essere anche un canale di comunicazione privilegiato per la Libia con l’Ue. Non a caso, tra i dossier affrontati da Draghi e Dabaiba c’è quello dei migranti. Del tema il premier ne parla anche con il suo omologo greco Kyriakos Mitsotakis, anche lui in Libia per vedere Dabaiba. in un incontro non in agenda all’aeroporto di Tripoli. Incontro che, spiegano fonti vicine al dossier libico, è stato voluto fortemente dalla delegazione greca, che guarda all’Italia con fiducia anche in chiave europea.

«Quella dei migranti è una questione che non riguarda solo la Libia, che è un Paese di passaggio, e neanche solo l’Italia. E’ un problema europeo e internazionale», è la posizione di Dabaiba. E l’obiettivo, per Italia e Libia, sarebbe quello di mitigare i flussi già al confine Sud, nel deserto del Fezzan dove ancora forte è la presenza francese. «Sul piano dell’immigrazione noi esprimiamo soddisfazione per quello che la Libia fa nei salvataggi e nello stesso tempo assistiamo la Libia. Ma il problema non è solo geopolitico, e anche umanitario e in questo senso l’Italia è uno dei pochi Paesi che tiene attivi i corridoi umanitari», spiega Draghi innescando in Italia le proteste dell’opposizione e non solo. Nel mirino il trattamento dei migranti in Libia. E via agli attacchi contro il Premier, anche da parte di una parte di alleati al governo. «Draghi è soddisfatto? E’ inaccettabile», attacca il Dem Matteo Orfini, seguito da Nicola Fratoianni di Si, dalle Sardine e dall’ex M5S Raffaele Trano. «Un salvataggio in mare si conclude solo all’arrivo in un porto sicuro. C’è poco da essere soddisfatti», è invece il tweet di Medici Senza Frontiere. Ma fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che la chiave di volta è l’Europa. Tocca a Bruxelles affrontare la situazione in un contesto europeo: senza nascondersi o lasciando il cerino in mano all’Italia, a Malta o alla Grecia.

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Sandro Bennucci

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