Covid: cresce la variante inflese. Draghi prepara il decreto. Governo spaccato. Salvini ottimista

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Fa paura la variante inglese. Che indurrà Mario Draghi a prendere provvedimenti rapidi: probabilmente un nuovo decreto che sostituirà l’ultimo firmato da Conte., in scadenza il 5 marzo. Il governo è spaccato fra rigoristi, che ipotizzano addirittura un nuovo lockdown, e aperturisti, cioè che vorrebbero ristoranti al lavoro anche la sera, almeno dov’è possibile. Il premier sta cercando una quadra, una linea di mediazione. Ieri sera ha riunito ministri ed esperti per stendere un provvedimento da varare nei prossimi giorni, non prima comunque del monitoraggio di venerdì prossimo.

VARIANTI – Il leader della Lega Matteo Salvini insiste a chiedere le riaperture, ma il ministro della Salute, Roberto Speranza, e gli esperti del Cts frenano, segnalando il rischio contagi, specie alla luce delle nuove varianti. Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, ha firmato un’ordinanza per istituire nella provincia di Brescia e in alcuni comuni della Bergamasca e della provincia di Cremona una zona arancione rafforzata, che preveda, oltre alle normali misure della zona arancione, anche la chiusura delle scuole d’infanzia, elementari e medie, il divieto di recarsi nelle seconde case, l’utilizzo dello smart working dove possibile e la chiusura della attività in presenza. Secondo Guido Bertolaso, a Brescia siamo di fronte alla terza ondata della pandemia e va aggredita immediatamente. Zona arancione scuro da giovedì anche per 14 comuni dell’Emilia Romagna e zona rossa, invece, per Torrice, nel frusinate, San Cipirello e San Giuseppe Jato (Palermo). Oltre a quella inglese, altra variante che preoccupa è quella brasiliana: un caso è stato scoperto in una scuola a Roma.

RIAPERTURE – Il virus riprende poi a mordere in Veneto, dove si registra una crescita di contagi e ricoveri ed in Abruzzo, dove i ricoverati in intensiva toccano la quota record di 78. L’alta incidenza del Covid non arresta le richieste di far ripartire le attività. Salvini, che ha visto per mezz’ora il premier Draghi, insiste. «Abbiamo parlato di riaperture. Se c’è un problema a Brescia – ha spiegato – intervieni in quella provincia, non è che fai il lockdown nazionale da Bolzano a Catania. Dunque chiusure mirate e un ritorno alla vita. Se si può pranzare tranquilli, allora si può cenare tranquilli. Se i ristoranti sono sicuri a pranzo allora lo sono anche a cena. E la riapertura di teatri, cinema, realtà sportive, palestre e piscine è un ritorno alla normalità». Il presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, definisce ragionevole la richiesta di Salvini con l’obiettivo di dare ossigeno a qualche attività. Voglia di riapertura è stata espressa da diversi ministri, di vari partiti, anche dal dem Franceschini, con Gelmini ad auspicare il sostegno con adeguati ristori per le attività che dovessero rimanere chiuse. Sul tavolo del Governo sono ben presenti le richieste dei tanti settori in sofferenza, così come i dati dei contagi e dei vaccini (ancora a rilento, ne sono stati somministrati 3,6 milioni). Domani Speranza farà comunicazioni in aula alla Camera sulle nuove misure per il contrasto della pandemia. Si mira a definire il nuovo provvedimento cercando un punto di caduta non facile tra le diverse posizioni dei partiti che sostengono Draghi. Tenendo sempre presente l’andamento della pandemia ed il parere degli esperti. Sarà il premier, come detto, a fare la sintesi.

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Sandro Bennucci

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