La Fiorentina potrebbe battere la Juve: ecco perchè. Stadio: Commisso ha ragione

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Cesare Prandelli è profondo conoscitore di calcio, anche se perse clamorosamente quella che resta la partita più importante della sua carriera: la finale dell’Europeo 2012 contro la Spagna. Finì 4-0 per gli iberici e Cesare si fece irretire da Del Bosque, affidandosi a Cassano e Balotelli e a un centrocampo di stilisti (Marchisio, Pirlo, De Rossi, Montolivo) senza mazzolatori. Addirittura sbagliò i cambi, tanto da fa giocare l’Italia per mezz’ora in dieci per aver sostituito Montolivo, che sembrava in crescita, con Thiago Motta vittima di un infortunio appena entrato. Prandelli, a parte quella serataccia, è un dottore che sa come curare una squadra. La Fiorentina non più malata, ma certo ancora convalescente.

PRANDELLI – Ha capito, Prandelli, che non è il caso di ricorrere al catenaccio anni Cinquanta tipo Bergamo, contro l’Atalanta. Brutta prestazione e pessima figura. E certo si dev’essere reso conto, durante la tentennante partita con il Verona, che, a parte l’endemico punto debole, ossia la mancanza di una punta che faccia gol (Vlahovic che segna solo su rigore non è sufficiente), la squadra non ha trovato la giusta quadratura. Ed è lui che gliela dare. Cominciando dal centrocampo, dove ci sono buoni giocatori che talvolta rendono secondo le loro qualità e talaltra ne restano desolatamente al di sotto. Prandelli, ed ecco che si torna sl suo punto debole, deve capire che con i cambi in corsa non si risolve nulla. La citata lezione di Kiev, otto anni fa, dovrebbe avergli insegnato che devi fare scelte giuste prima della partita e che difficilmente riesce a rimediare a secondo tempo avviato. Così come dovrebbe aver imparato a memoria, l’allenatore viola, la necessità d’impostare un centrocampo agile ma, al tempo stesso coriaceo e aggressivo. Pronto nell’interdizione e rapido nelle ripartenze. Un centrocampo dove possono convivere Amrabat e Castrovilli (strigliato ad arte dopo le ultime partite da 5 in pagella), ma anche uno capace di far legna come Duncan, accanto a Bonaventura e Biraghi se decidi di giocare con la difesa a tre (con Milenkovic, Pezzella e un Caceres voglioso e meno pasticcione).

RIBERY – Bisogna aggiungere che Ribery non può essere sempre il miglior Ribery. A un certo punto l’età si fa sentire anche a chi porta con disinvoltura i suoi anni. Però un Ribery caricato a palla, e beninteso in buone condizioni di salute e di forma, e magari animato dalla voglia di sfidare un contemporaneo super talentuoso, ossia Cristiano Ronaldo, ecco un Ribery così potrebbe diventare molto importante contro la Juve. Dove può pesare anche una percentuale di amor proprio. Dal’altra parte giocherà l’ex Chiesa. Chi è rimasto in maglia viola non si considera da meno di Federico. I compagni di squadra di pochi mesi fa, spesso lo sollecitavano a non fare visuccio e a impegnarsi. Non devono, non possono e sicuramente non vogliono sfigurare di fronte a colui che, da una parte dei tifosi viola, è considerato addirittura un reprobo. La Fiorentina, eccoci al punto chiave del ragionamento, è certamente inferiore alla Juve come valori assoluti e monte ingaggi: ma non è una squadra da quart’ultimo posto in classifica. Ha un tasso di classe importante, che però riesce a esprimere solo a corrente alternata. Martedì sera dovrà mostrare tutto ciò che sa fare, senza timori e senza inibizioni. Se dimentica le ultime partitacce e pensa in positivo, per esempio alla forza di volontà e alla reazione manifestate contro il Sassuolo, non parte battuta. Ci devono credere i giocatori. E deve ripensare, Prandelli, agli errori recenti: per non ricascarci. E convincersi che non deve fare scommesse iniziali eppoi cercare rimedi con i cambi a ripetizione. Si ricordi Kiev, ma può benissimo farsi tornare in mente le partite precedenti la finale di quel lontano Europeo, quando azzeccava formazioni e moduli.

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STADIO – Nato, cresciuto a … peggiorato a Firenze, ne conosco bene, vista la mia età, pregi e difetti. Qui è praticamente impossibile portare in fondo un progetto se non si gioca sulla rapidità di esecuzione. Il genio disfattisti è sempre all’opera. Aeroporto, alta velocità ferroviaria, variante Fiat Fondiaria (bloccata eppoi portata avanti a pezzi e non bene) sono argomenti noti. Ne aggiungo un altro, forse dimenticato: la ripavimentazione di piazza della Signoria. Un sovrintendente degli anni Ottanta, pensava anche a lastricarla con il vetro. Sì, avete letto bene: intendeva che si vedessero, nel sottosuolo, i resti di una lavanderia romana. All’epoca ero al vertice della cronaca di Firenze de La Nazione e, per molti mesi, dovetti gestire una polemica inimmaginabile. Alla fine risolse il problema una ministra dei beni culturali: Vincenza Bono Parrino, signora siciliana dotata di praticità e buon senso, la quale fece capire che non valeva la pena stravolgere la piazza medievale più bella del mondo e trasformarla in una specie d’acquario per i resti di una lavanderia romana non di valore assoluto. A Roma e a Pompei c’è di più e di meglio. Il sovrintendente dovette fermarsi. Così come mi auguro che, ora, sovrintendente e archistar capaci di riempire giornali e talk show, si blocchino: sia davanti all’emendamento approvato dal Parlamento, sia dalla lettera di Coni, Figc e Lega che invita il governo a sbloccare la costruzione dei nuovi stadi. Il Franchi cade a pezzi. Ha novant’anni: non ce la fa ad essere il teatro del calcio dei prossimi decenni. E non avrebbe senso lasciarlo lì, scatolone vuoto in mezzo al Campo di Marte, con problemi anche di ordine pubblico. Ricostruirlo sarebbe la scelta migliore, magari salvaguardando gli elementi che lo caratterizzano. Un architetto capace può inserire nel nuovo progetti la Torre di Maratona e magari avere un’idea per la tribuna coperta che sta su, magicamente, senza pali di sostegno. Le scale elicoidali possono essere tranquillamente conservate, come prevede l’emedamento parlamentare, in un museo d’arte contemporanea. Le vogliamo regalare al Pecci di Prato? Per il resto si tratta di gradoni di cemento con le crepe, cioè scomodi e superati. Si può fare uno stadio nuovo sul vecchio Franchi. Speriamo che il ministro Dario Franceschini sappia usare, anche in questi caso, concretezza e buon senso: come fece la sua predecessora, Bono Parrino, impedendo che piazza della Signoria diventasse un acquario.

Sandro Bennucci

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