Decreto sicurezza, la Camera dà la fiducia al governo

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Il decreto sicurezza approvato dalla camera con voto di fiducia e predisposto dal governo giallorosso comporta numerose modifiche migliorative a favore delle Ong e dei clandestini. Basterà dichiararsi gay e perseguitato per sfuggire all’espulsione e poter chiedere un permesso umanitario. Dunque porte aperte a tutti con questo trucchetto. Ecco le principali modifiche, in tema d’immigrazione:

NORMA SALVA ONG . STOP MAXI MULTE. DECIDE IL GIUDICE

Rimane il potere del Viminale (sentiti il Mit e la Difesa) di vietare l’ingresso nelle acque territoriali di navi che portano migranti –
inserito dal decreto Salvini bis – ma non se queste hanno subito comunicato alle autorità competenti l’operazione di salvataggio. Sulle sanzioni alle ong che trasportano migranti si torna all’era pre dl Sicurezza. Vengono infatti cancellare le pesanti multe amministrative fortemente volute dall’ex ministro Matteo Salvini.
Come in passato, quindi, le uniche sanzioni saranno quelle previste dall’ambito penale. Il nuovo testo modifica il codice della Navigazione, in particolare l’articolo 1102, prevedendo sanzioni da
10mila a 50mila euro. Ma a differenza dei dl Sicurezza non sarà il prefetto a irrogarle ma il giudice, solo nel caso ci siano le condizioni per un processo penale. Le vecchie norme imponevano multe da 150mila a un milione di euro e la confisca delle navi.

STOP TETTO DECRETO FLUSSI

Tra le modifiche approvate a Montecitorio, c’è eliminazione del tetto delle quote previsto per il decreto flussi transitorio e la data limite di emanazione prevista ora per legge. Il Testo unico
sull’immigrazione disciplina il cosiddetto decreto Flussi, ovvero il provvedimento con il quale il Governo stabilisce ogni anno (entro il 30 novembre dell’anno precedente a quello di riferimento del decreto), le quote di ingresso dei cittadini stranieri non comunitari che possono entrare in Italia per motivi di lavoro subordinato, autonomo e stagionale.
In caso di mancata pubblicazione del documento di programmazione, il presidente del Consiglio può emanare un suo decreto flussi in via transitoria, entro il 30 novembre, nel limite delle quote stabilite nell’ultimo decreto emanato. L’emendamento approvato interviene su quest’ultimo punto cancellando il termine di fine novembre e il paletto del numero massimo di migranti.

CITTADINANZA IN 2-3 ANNI
Con il primo decreto Sicurezza, per perfezionare la richiesta di cittadinanza bisognava attendere fino a quattro anni pur avendone i requisiti. Un tempo che il governo giallo-verde aveva raddoppiato rispetto a quanto avveniva nel passato. La legge sulla cittadinanza del 1992, in vigore fino alla riforma Salvini, prevedeva un iter di massimo due anni, senza deroghe.
Sul tema è intervenuto un emendamento Pd approvato in I commissione con cui si torna parzialmente indietro. La norma approvata, infatti, prevede che l’iter burocratico debba durare 2
anni, con una possibile proroga di un anno. Arrivando così a unmassimo di 36 mesi.

PERMESSI UMANITARI

Tra le misure principali della riforma quelle che riguardano i permessi: i migranti presenti sul territorio con permessi umanitari possono vedersi trasformato il permesso in quello per lavoro se hanno un impiego. Non si potranno poi respingere stranieri che in patria rischiano persecuzioni politiche, tortura o per ragioni di razza, sesso e religione ma anche se corrono rischi per «l’orientamento sessuale o l’identità di genere». Tali persone possono chiedere un permesso umanitario. La priorità al trattenimento nei Centri per i rimpatri degli stranieri che devono essere espulsi, viene data a quelli che sono «una minaccia per la sicurezza», che sono condannati per alcuni gravi reati, oppure vengono da Paesi con cui ci sono accordi per i rimpatri (ad esempio la Tunisia).

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ISCRIZIONE ANAGRAFE e SISTEMA ACCOGLIENZA

I richiedenti asilo saranno ora iscritti all’anagrafe comunale e potranno chiedere la carta di identità (esclusa dal decreto Salvini i), senza la quale non potevano iscriversi al Sistema sanitario nazionale. Nasce inoltre il Sistema di accoglienza e integrazione che riforma il precedente Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e minori non accompagnati. Si articola in due livelli di prestazioni: il primo per i richiedenti asilo, il secondo destinato a coloro ai quali è stata accolta la domanda, con servizi aggiuntivi finalizzati all’integrazione. Una volta identificato nei centri di prima accoglienza, i Cda, lo straniero che richiede l’asilo viene inviato nei centri del Sai. Questi saranno di piccole dimensioni e sparsi sul territorio. Nei Centri verranno infine messe in atto «misure di prevenzione e vigilanza» sulla propaganda in favore di organizzazioni terroristiche jihadiste.

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