Firenze: l’Arno fa ancora paura. Ma i politici si limitano a celebrare i 54 anni dall’alluvione del 1966

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Cinquantaquattro anni dopo l’alluvione del 4 novembre 1966, l’Arno rappreenta acora una minaccia seria per Firenze e due terzi della Toscana. Ma le autorità, nonostante il coronavirus, organizzano ugualmente celebrazioni paludate. Si comincerà il 2 novembre con l’iniziativa promossa dal presidente del Consiglio Comunale, Luca Milani. Nel corso del Consiglio comunale, alle 16,
verranno letti i nomi delle vittime della tragedia che colpì la città e la sua provincia. Seguiranno gli interventi dell’assessore all’Ambiente Cecilia Del Re, del presidente del Consorzio Bonifica 3 Medio Valdarno Marco Bottino, del segretario generale dell’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale, Massimo Lucchesi. Speriamo ci arlino seriamente dei rischi che ancora gravano su di noi, sui fiorentini e i toscani. Ma non c’è una riga, nel programmone, che parli di questo.

La giornata di mercoledì 4 novembre si aprirà alle ore 8.00 presso il cimitero comunale di San Felice a Ema, al Galluzzo, quando alla presenza dei familiari, verrà deposta una corona di alloro del Comune di Firenze sulla tomba di Carlo Maggiorelli, l’operaio dell’acquedotto comunale dell’Anconella morto sul lavoro per non avere abbandonato la sorveglianza degli impianti. Un erore vero, Maggiorelli. Ma bisognerebbe omaggiarlo con garanzie contro nuove mattane dell’Arno, ora ancora più probabili per colpa del cambiamento climatico.

Alle 11 Santa Messa in ricordo delle vittime che quest’anno sarà ospitata nella Basilica di Santa Croce. Il cardinale albanese Ernest Simoni, canonico onorario del capitolo della Cattedrale di Firenze, presiederà la commemorazione. Con lui concelebreranno il Padre Guardiano del Convento di Santa Croce Fra’ Paolo Bocci e il Cappellano della Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri di Firenze Giordano Biso. Parteciperanno come ospiti speciali i vertici della Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri di Firenze che quest’anno festeggia i 100 anni della sua presenza a Firenze. Non è tutto: l’elenco delle celebrazioni si dipana attraverso molte altre iniziative. Tutte improntate al ricordo. Non c’è, nemmeno quest’anno, lo ripeto con preoccupazione, un approfondimento sulla vera situazione dell’Arno, che continua a essere la più grave minaccia di calamità naturale che grava, appunto, su Firenze e la Toscana.

Quasi nessun secolo ha risparmiato un’alluvione devastante, a Firenze e alla Toscana, dal 1167 in poi. Oltre ottocento anni di alluvioni non hanno insegnato niente. Nessun provvedimento serio è stato preso, nonostante siano stati fatti tre grandi progetti pagati con soldi pubblici: piano De Marci-Supino dopo l’alluvione, poi il Progetto pilota della Regione Toscana, quindi il piano di bacino del professor Raffaello Nardi. Politici e amministratori sanno solo autocelebrarsi. Senza risolvere nulla. Come accade oggi con il Covid.

Sandro Bennucci

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