Secondo la Lega, il sì che vince il referendum dà una spallata al governo? Il partito di Salvini spariglia le carte dopo la tornata elettorale: questo Parlamento non può votare il prossimo Capo dello Stato. E’ questa la linea che, a caldo, filtra dal partito di Matteo Salvini. Va detto che era stato lo stesso leader a ribadire, nelle scorse ore, come «il voto regionale non avrà significato nazionale». Il voto non è un avviso di sfratto per il governo. Ma complice anche la mancata vittoria in Toscana, come appare dai primi dati, la strategia leghista punta al risultato del referendum per mettere in difficoltà il governo Conte e il suo principale partner, il M5S.
La parola d’ordine, appare subito chiaro, per i leghisti è quella di ritenere ormai illegittimo l’attuale parlamento, bocciato dal voto
popolare. Il primo a far diventare il sì al taglio dei parlamentari, ampiamente confermato nelle urne, un boomerang per la maggioranza giallorosa (che sul sì si è schierata, a partire dai Cinque Stelle che ne hanno fatto una battaglia di bandiera) è il deputato ligure Edoardo Rixi.
«Se come sembra siamo di fronte all’affermazione del Sì al referendum il dato che appare chiaro è che l’attuale parlamento non
può votare il presidente della Repubblica», dice Rixi, all’Adnkronos, a meno di 30 minuti dalla chiusura dei seggi. «La riforma – ricorda
l’ex sottosegretario, ora responsabile per le Infrastrutture e Trasporti della Lega – prevede che ci siano 600 parlamentari, non gli
attuali 945, un collegio di voti decisamente diverso».
Concetto che viene ribadito poco dopo dal capogruppo del Carroccio alla Camera Riccardo Molinari. Che si spinge oltre, chiedendo ai
5Stelle di essere coerenti e di far cadere il governo Conte: «Ha vinto il Sì, a questo punto si facciano le riforme, si vada al voto prima di
eleggere il capo dello Stato. Il M5S ha i numeri, facciano cadere il governo, si vada a votare, si proceda con un nuovo Parlamento per l’elezione del capo dello Stato».
Ernesto Giusti