Referendum elettorale, la riforma, secondo i fautori del Si, avvicinerebbe l’Italia agli altri paesi

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E’ la quarta volta dal 2001 che gli elettori sono chiamati a votare il referendum confermativo (senza quorum) su una riforma costituzionale. Allora si tratto’ delle modifiche al Titolo V, e a prevalere fu il si. Le due successive consultazioni, invece, quelle del 2006 e del 2016 che includevano anche la riduzione del numero dei parlamentari, bocciarono le riforme istituzionali dei governi Berlusconi e Renzi.

Il 20 e 21 settembre prossimi i cittadini si pronunceranno solo sul taglio degli eletti (da 945 a 600 tra deputati e senatori) che, secondo i fautori della riforma, avvicinerebbe l’Italia alla media degli altri Paesi europei.

Vale quindi la pena dare un’occhiata oltre i confini nazionali, tenendo conto che una comparazione e’ possibile solo rispetto alle camere basse (la nostra Camera dei deputati) che hanno funzioni analoghe e sono elette direttamente dai cittadini, mentre le “camere alte” (il nostro Senato della Repubblica) o non esistono o hanno funzioni ed elettivita’ diverse.

Un dossier messo a punto nel 2019 dal Servizio studi di Camera e Senato ha raccolto i dati piu’ significativi per fare un confronto compiuto in termini di rappresentanza democratica: non solo, quindi, in base al numero assoluto di eletti, ma anche in relazione al rapporto numerico tra seggi e cittadini.

Per quanto riguarda il totale dei parlamentari delle due camere, attualmente in cima alla classifica troviamo il Regno Unito (1.426), seguito da Italia (945), Francia (925), Germania (778) e Spagna (616). Con il taglio proposto dal referendum, l’Italia scenderebbe al quinto posto, seguita dalla Polonia (516). Una discesa che sarebbe confermata anche in relazione al rapporto tra eletti e cittadini.

Attualmente, infatti, Regno Unito e Italia hanno un deputato ogni 100 mila abitanti, Olanda, Germania e Francia 0,9, la Spagna 0,8. Altri Paesi come Malta, Lussemburgo, Cipro, Lettonia, Estonia e Lituania hanno invece da 14 a 5 deputati ogni 100mila abitanti. Con la riduzione a 400 deputati, quindi, l’Italia finirebbe all’ultimo posto in Europa nel rapporto di rappresentanza: 0,7deputati ogni 100mila abitanti, ovvero uno ogni 151.210.

Va ricordato, pero’, che in Italia anche i 200 senatori della riforma restano elettivi, e che nel complesso il rapporto tornerebbe a essere di un parlamentare ogni 100 mila abitanti.

Secondo i detrattori della riforma, tuttavia, uno squilibrio di rappresentanza democratica si verificherebbe sui collegi elettorali: senza correttivi, l’attuale ampiezza risulterebbe eccessiva, con ripercussioni sul rapporto effettivo tra rappresentanti e rappresentati. Senza contare che, per fare campagna elettorale in aree piu’ estese, le risorse economiche dei candidati sarebbero destinate ad aumentare, a vantaggio dei partiti piu’ grandi.

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