Furbetti del bonus: il vero colpevole è il governo. Scandalo: i 600 euro concessi senza soglia di reddito

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L’Inps si trincera dietro la privacy: non vuol fornire i nomi dei furbetti del bonus. E si stracciano le vesti in tanti, da Di Maio a Zingaretti, poi anche Salvini. Ma il problema, inutile girarci intorno, è uno solo: ossia colpa di un governo incapace: non ha dato ancora nulla a tanti professionisti realmente senza reddito e a tanti lavoratori ancora in attesa della cassa integrazione e ha permesso di accedere ai 600 euro a deputati e politici vari gratificati da robuste prebende. Un governo che non ha saputo districarsi in mezzo a norme che dovevano essere semplicissime. Come si fa ad accordare i 600 euro di sostegno al reddito, almeno così viene spiegato, senza mettere una soglia di reddito? Follia. E’ questo lo scandalo. Eppoi ci si lamenta che l’Europa (olandesi, austriaci, eccetera) non si voglia fidare dell’Italia. Leggendo questa brutta storia, anche coloro che hanno premuto per concedere ricovery fund e totale dei 209 miliardi all’Italia si staranno chiedendo dove andranno a finire quei soldi. Conti, invece di tirare a campare con i suoi provvedimenti salvo intese, dietro i quali c’è il nulla, farebbe bene ad andarsene.

Ma torniamo all’Inps: le norme sulla privacy non consentono la diffusione degli elenchi dei beneficiari delle prestazioni dell’Istituto. Una regola che vale in questo, come in altri casi. E’ quanto ricordano fonti vicine all’istituto di previdenza e che ne conoscono bene normative e regole interne, dopo la vicenda dei deputati e consiglieri che hanno usufruito del bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi e alle partite Iva in difficoltà per l’emergenza Covid.

Intanto da fonti parlamentari si apprende che tre deputati avrebbero ricevuto dall’istituto il bonus per gli autonomi introdotto dal governo per far fronte all’emergenza Covid. Non cinque, quindi, com’era emerso inizialmente. Una consigliera comunale di Milano, Anita Piroano, si autodenuncia su Facebook: «Mi autodenuncio. Non vivo di politica perché non voglio e non potrei. Non potrei perché ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia e, addirittura, ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza. Pur non cedendo alle sirene antipolitiche – scrive Pirovano su Fb – ho capito sulla mia pelle che avere un lavoro (nel mio caso più d’uno in regime di lavoro autonomo) mi consente di essere più libera nell’impegno politico presente e ancora più nelle scelte sul futuro, per definizione incerto. Come tanti mi indigno, perché è surreale, se un parlamentare in carica fruisce di ammortizzatori sociali e penso sia paradossale che una misura di sostegno al reddito non preveda nessuna soglia di reddito».

Sandro Bennucci

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