Conte e pieni poteri, anche costituzionalisti di sinistra parlano di abuso

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Il Messaggero, come risulta da un documentato articolo di Diodato Pirone, ha interrogato diversi costituzionalisti sui pieni poteri assunti da Conte, ed è risultato che, anche fra quelli culturalmente orientati nell’area della maggioranza di governo si avverte una forte preoccupazione. Fra i primi a lanciare l’allarme Giovanni Guzzetta, che insegna diritto Costituzionale a Tor Vergata. «Che ci siano state delle forzature nella gestione giuridica della pandemia emerge dai fatti –
attacca Guzzetta – Durante tutta l’emergenza il governo ha dato una interpretazione discutibile della Costituzione, usando strumenti che definirei impropri come le secretazioni di atti amministrativi e i Dcpm». Per Guzzetta anche la discrepanza emersa fra il parere del Comitato Scientifico favorevole a nuove zone rosse in Lombardia e le decisioni diverse del governo che preferì giorni dopo chiudere la Lombardia e 14 altre province più che un profilo penale fa emergere un tema di legittimità delle decisioni politiche nato perché i meccanismi costituzionali non sono stati seguiti.

Anche Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte Costituzionale, e il giurista Enzo Cheli, ex presidente dell’Autorità delle Comunicazioni, sia pure con toni diversi affermano un concetto analogo: il Parlamento è stato tenuto ai margini della partita e questo non è encomiabile. «Direi che non dobbiamo assuefarci all’uso ripetuto di strumenti non espressamente previsti dalla Costituzione come i Decreti del presidente del Consiglio che non possono essere verificati dalla Camere, dalla Consulta e neanche dal Colle», sottolinea Mirabelli. «Leggo molte critiche strumentali al governo che non tengono conto della gravità del problema che ha dovuto affrontare – spiega Enzo Cheli – Tuttavia non posso non rilevare che tutta l’attività del governo ha finito per rendere abbastanza marginale il ruolo del Parlamento. il che è sbagliato anche perché il coinvolgimento delle forze parlamentari anche d’opposizione – se fatto con schiettezza – aiuta anche il governo. Finita la fase di emergenza più stretta, l’esecutivo farebbe bene a smettere di usare l’artiglieria pesante come Dpcm e stato d’emergenza e tornare alle regole ordinarie della legislazione coinvolgendo quanto più possibile l’opposizione».

Per Salvatore Curreri, che insegna alla Kore di Enna, «Occorre saper distinguere fra scelte determinate da una situazione obiettivamente difficile e altre interpretazioni che non convincono. Ad esempio tenere segreti o verbali del Cts, ovvero atti amministrativi, non solo è ai limiti della legittimità della Costituzione, ma mi pare anche una scelta politicamente poco lungimirante che si ritorce contro il governo, bombardato da mille polemiche».

Tutti i giuristi mettono in evidenza che l’epidemia è stato l’ennesimo stress test (il copyright è di Mirabelli) per le nostre regole costituzionali che ne sono uscite piuttosto malconce. «Non c’è una regola costituzionale che sia stata seguita nella sua interezza –
afferma Guzzetta- Invece dei decreti legge sono stati usati i Dpcm; lo stato d’emergenza consentiva al ministro della Salute di superare i poteri delle Regioni e invece questo potere non è stato usato anche a costo di creare molta confusione fra gli italiani sulle regole da seguire; persino i decreti legge sono stati di fatto votati solo da una Camera mentre l’altra si è limitata ad accettare quanto deciso a Montecitorio o a Palazzo Madama».

A far notare la fine de facto del bicamerismo, pure salvato dagli italiani con il voto di massa in favore del no al referendum del dicembre 2016 sull’abolizione del Senato, è stato nei giorni scorsi il costituzionalista e deputato Pd, Stefano Ceccanti. «Dovremmo fermare la macchina e fare un pit stop costituzionale perché al di là degli errori e della pessima interpretazione del governo Conte, l’Italia ha un problema di regole costituzionali che non funzionano più da decenni. E’ ora di cambiarle».

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Dunque un coro di condanna per il comportamento del premier Conte e della coalizione giallorossa. Ci sarebbero fatti e comportamenti a iosa per mettere in stato d’accusa il premier Conte, ma nella situazione attuale mi sembra troppo sperare.

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