Firenze: Lorenzo Orsetti, morto combattendo contro l’Isis, ricordato solennemente a San Miniato

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L’apertura della Porta Santa della basilica di San Miniato al Monte. Con questo gesto l’abate padre Bernardo Francesco Gianni ha accolto le diverse centinaia di persone che hanno partecipato al ricordo di Lorenzo Orsetti, Tekoser il suo nome di battaglia, il trentatreenne fiorentino caduto il 18 marzo 2019 mentre combatteva l’Isis in Siria al fianco delle formazioni curde e sepolto proprio un anno fa al cimitero delle Porte Sante. Molta emozione e commozione tra i partecipanti all’iniziativa – mascherine sul volto e ben distanziati – attorno ai genitori di Orso, Alessandro e Annalisa Orsetti che, con una forza inimmaginabile, hanno deciso di sostenerne gli ideali ora che non c’è più dopo aver seguito con l’apprensione di un padre e di una madre la scelta del figlio di andare a combattere nel Rojawa, una delle zone liberate del Kurdistan, insieme ad altri italiani ed europei. Uno di loro ha preso la parola ricordando che sono ancora tanti i volontari internazionali che hanno sposato la causa curda, di un popolo senza terra, osteggiato dall’Isis e dalla Turchia di Erdogan.

Combattenti che al ritorno in patria rischiano, come accade per la legislazione italiana, di non veder riconosciuto il loro impegno ma, anzi, condanne e l’incredibile marchio di pericolosità sociale, alla stregua dei foreign fighters partiti per dare man forte al califfato nero dell’Isis. «Orso, non credente – ha detto riferendosi al fatto di trovarsi in uno dei centri della cristianità – ha combattuto anche perché chiunque potesse professare la propria fede». Non un funerale e non una festa, ma un momento di ricordo collettivo che ha avuto un momento di grande commozione quando la sassofonista Alda Dalla Luche ha intonato una versione struggente di Bella ciao davanti alle bandiere dell’Anpi e a quelle delle formazioni del Kurdistan. Ma su tutte sono state la parole di padre Bernardo ad offrire la cifra dell’incontro, quando ha definito uno dei ricordi più belli della sua vita, lo strano funerale anarchico e partigiano di Orso, proprio a San Miniato al Monte, che l’abate ha indicato come un sacrario laico della libertà da quando, durante l’assedio di Firenze del 1529-1530 fu uno dei perni della resistenza fiorentina sostenuta dai monaci, e nel cui cimitero, dove è sepolto Lorenzo Orsetti, riposano molti partigiani morti nella battaglia per la liberazione di Firenze del 1944, ha ricordato padre Bernardo che si è anche improvvisato percussionista per un’esecuzione al sassofono di Comandante Che Guevara. Un importante riconoscimento da parte della città, che non era scontato che accogliesse così Lorenzo come invece è accaduto, ha detto il direttore della rivista Testimonianze, Severino Saccardi. Testimonianza anche dal presidente del Consiglio comunale di Firenze, Luca Milani, che ha ringraziato i genitori di Orso per avergli fatto comprendere la scelta del figlio: «Una scelta che inizialmente non capivo, quella di impugnare le armi, ma che ho compreso successivamente essere stata una scelta d’amore».

Ernesto Giusti

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