Firenze: 54.ma giornata delle Comunicazioni sociali della Chiesa, la messa in Duomo officiata dal Cardinale Giuseppe Betori

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L’Arcivescovo di Firenze, Cardinale Giuseppe Betori, ha celebrato la prima messa in Duomo dopo la riapertura delle celebrazioni alla fine del lungo lockdown per la pandemia da Coronavirus, in coincidenza con la domenica in cui la Chiesa universale vive la 54a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

Ecco i passi principali ripresi dall’articolo di Riccardo Bigi su Toscana Oggi: «Un mondo nuovo ci attende Ci ispirino i nostri padri che non si lasciarono sconfiggere dalle ricorrenti pandemie, ma da esse risorsero con frutti di progresso, di bellezza e di carità fraterna sempre nuovi. Il Signore benedica il nostro impegno.» Sono le parole del cardinale Betori nella messa celebrata stamani nella cattedrale di Firenze nella festa dell’Ascensione, la prima messa con la presenza dei fedeli.

«Riprendiamo oggi – ha ricordato l’arcivescovo di Firenze- le celebrazioni eucaristiche domenicali con il popolo in questa cattedrale. Lo facciamo con la gioia di una comunità che può tornare a condividere il cuore della sua fede; lo facciamo con responsabilità per la salute di tutti, accettando alcune limitazioni che non offuscano tuttavia l’incontro dei credenti con il mistero della Pasqua del Signore; lo facciamo portando nel cuore le morti e le sofferenze di questi giorni come pure i gesti di amore di cui molti stanno dando prova, segni nel tempo della forza della risurrezione. Celebriamo di nuovo insieme – ha aggiunto – nella domenica in cui la Chiesa universale vive la 54a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, in cui quest’anno il Papa propone questo tema: Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria (Es 10,2). La vita si fa storia. Il Papa richiama il mondo della comunicazione al suo compito di essere uno specchio veritiero dei fatti della vita e non invece un discorso che introduce il virus delle ideologie che li deformano a vantaggio di disegni disumani. Lo sguardo sull’oltre, che l’odierna solennità ci invita a coltivare – ha concluso-, è anche utile a muoverci al di là dell’attuale emergenza sanitaria e a guardare alla realtà sociale ed economica verso la quale dobbiamo incamminarci, meno con lo spirito di una ripartenza, quasi che si possa ricominciare come se nulla sia accaduto, ancora meno con il respiro corto della ricerca di una sopravvivenza, che durerebbe poco, quanto piuttosto con lo sguardo coraggioso della costruzione di un cosa nuova. Non per rinnegare il nostro passato e i suoi caratteri, ma per reinterpretare quei caratteri tutti nostri nelle forme nuove che ci attendono. In questa prospettiva va ripensato il legame tra conoscenza, arte e carità, il cui tessuto ha rappresentato il meglio delle nostre stagioni; vanno rinsaldati i principi legati alla dignità della persona e alla ricerca del bene comune, senza i quali la società decade a vita barbara e selvaggia. Tutto questo legando spirito creativo personale, dimensione familiare, tessuto sociale, filiere produttive, lavoro per tutti».

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