Fase 2: Uffizi pronti a riaprire dopo il boom sui social. Ma un sindacato attacca Franceschini

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Per domani, giovedì 21 maggio, è annunciata la conferenza stampa in cui il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, annuncerà la probabile riapertura dopo dieci settimane di lockdown. Sia pure con le difficoltà dovute al momento e alle misure di prevenzione contro il coronavirus. E illustrerà, Schmidt, anche i successi ottenuti sui social e sul sito web (www.uffizi.it). Dal giorno di chiusura dei musei l’8 marzo scorso, le 21 mostre virtuali (Ipervisioni) degli Uffizi hanno realizzato più di 3,8 milioni visualizzazioni – ovvero 55mila al giorno. In particolare, il tour virtuale a 360 gradi delle nuove sale veneziane del museo, lanciato il
22 aprile scorso, è stato visto da oltre 110mila spettatori, più di 4mila al giorno. Ugualmente forte è la continua crescita degli Uffizi sui vari social media, da Instagram che vede gli Uffizi tra i musei più seguiti al mondo e leader assoluti in Italia (488mila follower) alla nuova pagina Facebook che in circa due mesi dalla sua apertura ha già 53mila follower con 2,5 milioni visualizzazioni dei video pubblicati.

Ma l’ipotesi della riapertura scatena anche la polemica. Learco Nencetti, sindacalista della Confsal-Unsa Beni culturali, si rivolge direttamente al ministro Franceschini, in un accorato appello, chiede: «Musei aperti a chi? Uffizi aperti per chi? Se non c’è in giro neanche l’ombra di un turista o di uno straniero e, per la mancanza di lavoro, anche gli italiani preferiscono non andare al Museo, considerato l’esoso costo del biglietto per entrare?».

Purtroppo, prosegue Nencetti, «Musei aperti a chi? Dato che molti sono i problemi che ancora ad oggi non sono stati risolti, vista tutta la letteratura scientifica sulla diffusione e permanenza del virus in determinati ambienti e superfici.Addirittura, – chiosa il sindacalista – ci sono direttori che pensano di sanificare i luoghi, i pavimenti e le superfici antiche con le stesse percentuali di alcol e/o ipoclorito di sodio o, peggio, con altri disinfettanti quali clorexidina 0,05% e benzalconio cloruro 0,1%… come se fossimo in fabbrica».

«Ma ora – tiene a precisare Nencetti – finalmente conosciamo le Indicazioni formulate dall’Istituto Centrale per il Restauro del Mibact, che raccomandano di evitare l’uso di prodotti a base di cloro (candeggina), anche in basse concentrazioni, oltre ad affermare che è controindicato l’uso di prodotti a base di perossido di idrogeno (acqua ossigenata), seppur in basse concentrazioni. Inoltre, è da evitare l’uso di ozono e le procedure di sanificazione che impieghino raggi UV».

«E gli Uffizi, in questo contesto cosa c’entrano? Sono in grado di preservare le opere d’arte dal contagio?», si domanda il sindacalista dato che la sanificazione da attuare presenta problemi diversi, tanto per i lavoratori (nonostante la sanificazione obbligatoria dei luoghi di lavoro – protocollo del 14 marzo 2020), quanto per gli ambienti museali che gli oggetti e le opere d’arte. E precisa: "«Sia chiaro, le misure di sicurezza da adottare richiedono mesi di lavoro e ulteriori investimenti. Un conto sono i siti museali all’aperto, altro discorso sono i siti museali al chiuso, come visitatori, lavoratori e oggetti hanno priorita’ diverse nella gestione della sicurezza».

«Oltretutto – sottolinea ancora Nencetti – bisogna immaginare una sanificazione frequente, un costo in più, e anche adottando la distanza sociale di uno o due metri, l’aria nelle stanze resterebbe la stessa e i pavimenti non sono facilmente lavabili. Le opere d’arte non potranno essere disinfettate. Pertanto – conclude – riaprire gli Uffizi in questo periodo serve a soddisfare la risposta alla domanda: Musei aperti a chi?. Prima di riaprire, signor Ministro, si preoccupi di rilanciare il turismo. Devastato dal Covid-19».

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Gilda Giusti

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