Fase 2: Unimpresa, il 33% di bar, e ristoranti e commercio al dettaglio non riaprirà, troppi vincoli

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«Saracinesche abbassate anche nella Fase 2 per un negozio su tre: il 33% di bar, ristoranti e commercio al dettaglio, affossato dai costi, non sarà in condizione di ripartire e non riaprirà: per almeno un terzo degli imprenditori, la ripresa di alcuni esercizi commerciali non é conveniente sul piano economico, tenuto conto dei costi fissi che non vengono in alcun modo congelati né ridotti (affitti, utenze, tassa sui rifiuti e sul suolo pubblico)». A lanciare l’allarme è il Centro studi di Unimpresa.
Secondo l’associazione, «il crollo del 33% di negozi, bar e ristoranti si potrebbe tradurre, considerando le attività connesse, in una riduzione del giro d’affari complessivo che interessa 250 miliardi di euro di prodotto interno lordo»: a questa cifra si arriva partendo dal presupposto che il 60% del pil è legato al mercato interno e che il 30% di questo mercato (ovvero il 18% del totale del pil) potrebbe subire pesanti ripercussioni.
Sul fronte delle finanze pubbliche, la riduzione del gettito potrebbe arrivare a 80 miliardi, mentre dalle casse dello Stato continuerebbero a uscire fondi in favore dei nuovi disoccupati, afferma Unimpresa.

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