Prato: 256 imprenditori tessili contro il Governo e contro Rossi, vogliono riaprire

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Un’azione di disobbedienza civile. Così un gruppo di 256 imprenditori pratesi del tessile (fra cui ci sono molti big del settore) definiscono la manifestazione di protesta in atto da questa mattina per chiedere l’immediata riapertura del distretto.

Sono centinaia infatti le Pec che in queste ore le aziende pratesi stanno mandando in prefettura e alla presidenza del Consiglio dei ministri, annunciando l’intenzione di riaprire immediatamente la fabbrica. «La nostra produzione è stagionale – commenta il gruppo di imprenditori che si è riunito in una chat whatsapp per dare vita alla protesta, come riferisce il sito internet di Tv Prato – e quindi è deperibile proprio come la ricotta. Le nostre aziende devono riaprire subito, non possiamo aspettare maggio. E lo stesso vale per i negozi. Ci stiamo avviando verso un disastro economico». L’obiettivo degli imprenditori con questa iniziativa di protesta è quello di mettere pressione alla politica e alle istituzioni in vista di un duplice appuntamento in programma nel pomeriggio: da un lato il consiglio dei ministri a Roma, dall’altro il vertice in prefettura a Prato dove si ritroveranno in conference call istituzioni, parti sociali e datori di lavoro.

«Vogliamo spiegazioni sul perché in Veneto Zaia dice cheil periodo di lockdown è finito e invece qui da noi si vuole aspettaremaggio –
proseguono gli imprenditori – Anche la richiesta di Rossi di riaprire solo le aziende che hanno il 25% di fatturato legato all’export non è ricevibile. A Prato c’è una filiera orizzontale, non possono riaprire solo le grandi aziende ma c’è bisogno del contributo di tutti». Le aziende che hanno aderito alla manifestazione di protesta sono 256.E ognuna porta con sé la propria filiera – concludono gli imprenditori –
Nella Pec invitiamo le istituzioni a fare i debiti controlli nelle nostre aziende. Abbiamo tutte le dotazioni necessarie per riaprire in sicurezza e anche i nostri dipendenti ne sono consapevoli. La nostra sensazione è che la politica non sia contraria alla riapertura, ma manchi solo un po’ di coraggio. Allora cerchiamo noi di spronarli a prendere l’unica decisione sensata per evitare un disastro economico»

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