Betori: non ci sottraiamo a disposizioni che limitano i contagi

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«Abbiamo piu’ volte ripetuto che non ci sottraiamo come cittadini a disposizioni con cui si cerca di limitare l’espandersi del contagio virale. Anzi, da cristiani, riteniamo questo nostro sacrificio come un atto di carita’ offerto ai piu’ fragili, un atto in cui davvero ci svuotiamo, come Gesu’,di noi stessi, perdiamo qualcosa che ci appartiene per identita’ di fede, cioe’ l’Eucaristia, e questo lo facciamo per servire i fratelli, come schiavi. Ne siamo convinti e cosi’ ci comportiamo». Allo stesso tempo però «vorremmo che fosse più valorizzata la sofferenza che abita in questi giorni il cuore dei credenti, ai quali è difficile comprendere come sia reso difficile, praticamente impossibile, l’accesso all’Eucaristia».

«Non è questo però il momento del lamento, ha sottolineato Betori: da cristiani, riteniamo questo nostro sacrificio come un atto di carità offerto ai più fragili, un atto in cui davvero ci svuotiamo, come Gesù, di noi stessi, perdiamo qualcosa che ci appartiene per identità di fede, cioè l’Eucaristia, e questo lo facciamo per servire i fratelli, come schiavi. Ne siamo convinti e così ci comportiamo. Come nulla può andare perduto del Corpo e Sangue di Cristo – ha aggiunto ancora -, così dobbiamo farci carico della cura dei corpi dei nostri fratelli nella sofferenza. Contribuire a questo – direttamente come fanno meritoriamente quanti operano nella sanità, e indirettamente con l’adesione generosa di ciascuno ai limiti imposti nella pandemia–è il volto eucaristico chiesto alla vita di fede oggi. Alcuni – ha spiegato ancora – hanno chiesto ai vescovi di disattendere norme concordate tra le autorità religiose e civili per il bene comune. Sono voci che esprimono istanze spirituali che rispetto, ma che esorto a vivere proprio nell’orizzonte comunitario di cui si rivendica la visibilità. Non vorrei però che istanze di questo genere scaturissero da un’errata concezione della dimensione comunitaria dall’azione liturgica, quasi che il fondamento del culto sia l’assemblea e non l’azione di Dio in essa e per essa. Non sono annotazioni marginali, perché ne va della concezione della salvezza, che scaturisce sempre e solo dalla grazia, pur prendendo forma nella vita personale e comunitaria».

Lo ha detto l’Arcivescovo di Firenze, cardinal Giuseppe Betori nel corso della sua omelia durante la messa ‘in Coena Domini’ del giovedi’ Santo svoltasi a Firenze.

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