Coronavirus: l’Italia rifiuta la bozza del Consiglio Ue. Conte: si fa da soli. Scende in campo Draghi?

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L’Europa finisce oggi, 26 marzo? I Paesi del Nord, guidati da Germania e Olanda, chiudono la porta all’Europa meridionale, Italia e Spagna in testa, ossia le nazioni più colpite dal coronavirus. E allora, che senso ha continuare a stare insieme se non c’è quel mutuo soccorso che doveva essere alla base dell’idea europeista? L’Italia, ecco la notizia delle ultime ore, ha respinto il documento finale contenente le conclusioni del Consiglio europeo cominciato nel pomeriggio, nel quale si dovevano stabilire le misure economiche a sostegno dei Paesi membri che stanno affrontando l’emergenza sanitaria legata al coronavirus. Sembra che nemmeno le presenze italiane a Bruxelles, a cominciare da Paolo Gentiloni e David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, siano riusciti a convincere i partner a un atteggiamento meno egoista. Che cosa succederà? Se Conte dovesse manifestare cedimenti, si parla di una discesa in campo di Mario Draghi, forse alla guida di un vero governo di unità nazionale. Ma stasera si vive nell’incertezza. Anzi no: si vive nella certezza che l’Europa ha volta le spalle ai Paesi, Italia e Spagna in primis, che soffrono per una pandemia che non ha precedenti.

Intanto, fonti di Palazzo Chigi hanno reso noto che il premier Giuseppe Conte – che aveva partecipato precedentemente in
videoconferenza anche ad un incontro del G20 – non ha accettato il draft nonostante gli sherpa italiani avessero ottenuto quasi tutto, compresa l’eliminazione di qualsiasi riferimento al Mes. Il messaggio che Conte ha mandato nella conference call con i leader europei, sempre secondo le fonti, sarebbe stato chiaro: «Come si può pensare che siano adeguati a questo shock simmetrico strumenti elaborati in passato, costruiti per intervenire in caso di shock asimmetrici e tensioni finanziarie riguardanti singoli Paesi?».

Ancora Conte: «Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno». ll premier ha precisato che nessuno pensa a una mutualizzazione del debito pubblico. Ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico e continuerà a risponderne. L’Italia ha le carte in regola con la finanza pubblica: il 2019 è stato chiuso con un rapporto deficit/Pil di 1.6 anziché 2.2 come programmato. Oltre al netto rifiuto delle conclusioni, il primo ministro avrebbe dato all’Unione europea un tempo preciso: 10 giorni per battere un colpo e trovare una soluzione adeguata alla grave emergenza che tutti i Paesi stanno vivendo. Infine, insieme al suo omologo spagnolo Pedro Sanchez, Conte ha lanciato una proposta: istituire una sorta di gruppo di lavoro formato da cinque capi di stato o di governo europei per la formulazione di una proposta di risposta comune.

Sandro Bennucci

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