L’annuncio ufficiale della chiusura delle scuole e degli atenei da domani, 5 marzo, con riapertura lunedì 16 marzo, arriva solo alle 18,30. Significa che il governo non sa gestire nemmeno la
comunicazione nel modo giusto, durante l’emergenza. Il premier ha detto: «L’orientamento del Consiglio dei ministri è stato quello di chiudere in via prudenziale le scuole. La notizia che è stata anticipata della chiusura di scuole e università è stata completamente improvvida, perché non ci siamo lasciati con una decisione finale. In quanto abbiamo demandato al professor Brusaferro un approfondimento per avere tutti gli elementi di valutazione». Bene: chi non ha saputo gestire la comunicazione professor Conte, il governo o i cronisti che, evidentemente informati da una fonte interna al governo, hanno riportato immediatamente una notizia di primario interesse per il Paese?
Perché le misure sulla scuola? Ancora Conte: «Perché in questo momento siamo concentrati ad adottare tutte le misure di contenimento diretto del virus o di ritardo della sua diffusione perché il sistema sanitario per quanto efficiente e eccellente rischia di andare in sovraccarico, in particolare per la terapia intensiva e
sub-intensiva».
Poi la ministra Lucia Azzoilina, che nel primo pomeriggio si era sentita scavalcata dalla notizia uscita subito dal consiglio dei ministri, ha confermato: «Abbiamo deciso prudenzialmente di sospendere l’attività didattica fuori dalla zona rossa da domani fino al 15 marzo». Poi Conte, cercando di recuperare il tempo perduto, ha aggiunto: «Stiamo lavorando al Dpcm con tutte le misure, lo voglio firmare stasera».